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2008-12-09

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CORRIERE della SERA

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2008-12-09

E la crisi finanziaria potrebbe aggravare la situazione

La Fao: il mondo ha sempre più fame

I senza cibo sono 963 milioni

Secondo l'ultimo rapporto, gli affamati sono quaranta milioni in più dell'anno scorso

Il rapporto della Fao

(Reuters)

ROMA - Cresce nel mondo il numero di quelli che hanno fame. I senza cibo del Pianeta, stando ai dati Fao, sono 963 milioni, 40 in più dell'anno scorso e 115 milioni in più rispetto al biennio 2003-2005. E l'attuale crisi finanziaria potrebbe aggravare ulteriormente la situazione. A lanciare l'allarme è l'ultimo rapporto sullo "Stato dell'insicurezza alimentare nel mondo (Sofi)" , che riporta i dati del 2007, aggiornati dall'agenzia Onu agli ultimi mesi di quest'anno e riportati nella conferenza stampa di lancio del documento, a testimoniare come la piaga della fame proceda inarrestabile e a ritmi sostenuti.

LE CAUSE - Alla base del "drammatico quanto rapido" aumento del numero di affamati cronici nei Paesi del sud del mondo c'è l'impennata dei prezzi delle materie prime agricole, che ha fatto precipitare nell'insicurezza alimentare milioni di poveri e ridotto drasticamente la quantità e qualità del cibo a loro disposizione. "I prezzi dei principali cereali - si legge nel rapporto - sono calati di oltre il 50%o rispetto al picco raggiunto agli inizi del 2008 ma rimangono più alti del 20% rispetto all'ottobre 2006". "Bambini, donne in gravidanza e in allattamento sono molto a rischio - ha detto il direttore generale della Fao, Jaques Diouf - i disordini civili che si sono già verificati nei Paesi in via di sviluppo sono il segnale della disperazione causata dall'aumento dei prezzi alimentari. Gli effetti della crisi saranno più devastanti tra i poveri delle aree urbane e le donne-capo famiglia". La peggiore situazione si registra nell'Africa sub-sahariana, dove una persona su tre, vale a dire circa 236 milioni, soffre cronicamente la fame.

GLI SCENARI - Secondo gli esperti Fao, comunque, l'alto prezzo delle derrate può diventare un'opportunità di sviluppo ed essere la chiave di volta per uscire dall'impasse e scongiurare l'ulteriore crescita di povertà prevista dagli economisti. Nel lungo periodo, infatti, l'aumento del costo del cibo può rappresentare un'occasione di sviluppo per i milioni di piccoli agricoltori poveri, può favorire l'espansione dei mercati regionali, creare nuovi posti di lavoro e rilanciare in modo sostenibile l'agricoltura del sud. Da qui, la duplice strategia, coerente e coordinata, su cui governi, Paesi donatori, Nazioni Unite, ong, società civile e settore privato devono "immediatamente" convogliare gli sforzi: da una parte rafforzare il settore agricolo e aiutare i piccoli produttori ad aumentare la produttività fornendo sementi, fertilizzanti e mangimi per animali, oltre a macchine agricole, infrastrutture e servizi essenziali. Dall'altra, avviare programmi di sicurezza e protezione sociale per le categorie più vulnerabili, così da garantire ai più poveri l'accesso al cibo. Solo così la battaglia per raggiungere entro il 2015 gli Obiettivi del Millennio non sarà stata vana.

09 dicembre 2008

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2008-12-09

Le stime preliminari dell'agenzia Onu. L'aumento dei prezzi alimentari la causa principale

Rispetto al 2007, 40 milioni in più. E l'attuale crisi economica può far peggiorare la situazione

Fao: "Aumenta la fame nel mondo

quasi un miliardo senza cibo"

Fao: "Aumenta la fame nel mondo quasi un miliardo senza cibo"

Un manifestante protesta in Africa contro l'aumento dei prezzi alimentari

ROMA - La fame miete sempre più vittime: altri 40 milioni di persone si sono aggiunti quest'anno alla già lunga lista di coloro che soffrono la mancanza di cibo, principalmente a causa dell'aumento dei prezzi alimentari. Secondo le stime preliminari pubblicate oggi dalla Fao, nel mondo sono 963 milioni le persone sottonutrite, quasi un miliardo. E l'attuale crisi finanziaria ed economica - avverte l'agenzia delle Nazioni Unite - potrebbe far lievitare ulteriormente questa cifra.

La lista si allunga. Nel 2007 erano 923 milioni le persone che non avevano abbastanza cibo. La Food and agriculture organization segnala che alla base del "drammatico quanto rapido" aumento del numero di affamati cronici nei Paesi del Sud del mondo c'è l'impennata dei prezzi delle materie prime agricole.

Il costo del cibo. L'aumento dei prezzi ha fatto precipitare nell'insicurezza alimentare milioni di poveri e ridotto drasticamente la quantità e qualità del cibo a loro disposizione. E' pur vero che c'è stato un calo dei prezzi dall'inizio del 2008, ma, ha spiegato il vicedirettore generale della Fao e curatore del rapporto Hafez Ghanem, "per milioni di persone riuscire a mangiare ogni giorno una quantità di cibo sufficiente è ancora un sogno lontano". In ogni caso, il calo non è stato abbastanza forte: l'Indice Fao dei prezzi alimentari nell'ottobre 2008 era ancora un 20 per cento più alto rispetto all'ottobre 2006.

Le difficoltà degli agricoltori. Con i prezzi delle sementi e dei fertilizzanti più che raddoppiati dal 2006, i contadini poveri non sono riusciti ad aumentare la produzione, mentre gli agricoltori più ricchi, soprattutto nei Paesi sviluppati, hanno sostenuto i prezzi più alti e accresciuto le semine.

L'avvertimento. Ghanem ha parlato anche dei rischi futuri: "Se i prezzi più bassi e la stretta creditizia associati alla crisi economica costringeranno gli agricoltori a diminuire le semine - ha osservato - l'anno prossimo potrebbe verificarsi un'altra drammatica ondata di prezzi alimentari alti".

Spiraglio di speranza. Gli esperti Fao, però, hanno sottolineato che l'alto prezzo delle derrate può diventare un'opportunità di sviluppo per i milioni di piccoli agricoltori poveri: potrebbe infatti favorire l'espansione dei mercati regionali, creare nuovi posti di lavoro e rilanciare in modo sostenibile l'agricoltura del Sud del mondo.

Doppia strategia. L'Onu propone una duplice azione da parte di governi, donatori e ong: da una parte rafforzare il settore agricolo e aiutare i piccoli produttori ad aumentare la produttività fornendo sementi, fertilizzanti, mangimi, macchine agricole e simili; dall'altra, avviare programmi di sicurezza e protezione sociale per le categorie più vulnerabili, così da garantire ai più poveri l'accesso al cibo.

Servono soldi. "L'obiettivo del Vertice dell'alimentazione del 1996 di dimezzare il numero delle persone che soffrono la fame entro il 2015 - ha affermato Ghanem - richiede un forte impegno politico e finanziario di almeno 30 miliardi di dollari l'anno per l'agricoltura e per le misure di protezione sociale delle popolazioni povere".

(9 dicembre 2008)

 

 

 

 

L'UNITA'

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2008-12-09

Salgono a 963 milioni le persone che soffrono la fame

Altri 40 milioni di persone si sono aggiunti quest'anno alla lunga lista di coloro che soffrono la fame, principalmente a causa dell'aumento dei prezzi alimentari, secondo stime preliminari pubblicate oggi dalla Fao. Questo porta il numero complessivo delle persone sottonutrite al mondo a 963 milioni, rispetto ai 923 milioni del 2007. E l'attuale crisi finanziaria ed economica - avverte l'agenzia delle Nazioni Unite - potrebbe far lievitare ulteriormente questa cifra.

"I prezzi alimentari sono calati dall'inizio del 2008, ma l'abbassamento dei prezzi non ha messo fine alla crisi alimentare di molti paesi poveri", ha dichiarato il Vice Direttore Generale della Fao Hafez Ghanem, alla presentazione della nuova edizione del rapporto Fao sulla fame. I prezzi dei principali cereali sono calati di oltre il 50 per cento rispetto al picco raggiunto agli inizi del 2008, ma rimangono tuttavia alti rispetto agli anni precedenti. Nonostante il sensibile calo degli ultimi mesi, l'Indice Fao dei prezzi alimentari nell'ottobre 2008 era ancora un 20 per cento più alto rispetto all'ottobre 2006.

Con i prezzi delle sementi e dei fertilizzanti (ma anche di altri input) più che raddoppiati rispetto al 2006, i contadini poveri non sono stati nelle condizioni di poter aumentare la produzione. Ma gli agricoltori più ricchi, soprattutto nei paesi sviluppati, sono riusciti a sostenere i prezzi più alti e ad espandere le semine. Di conseguenza la produzione cerealicola dei paesi sviluppati è probabile aumenti di almeno il 10 per cento nel 2008. L'aumento nei paesi in via di sviluppo potrebbe non essere superiore all'uno per cento.

"Se i prezzi più bassi e la stretta creditizia associati alla crisi economica costringeranno gli agricoltori a diminuire le semine, l'anno prossimo potrebbe verificarsi un'altra drammatica ondata di prezzi alimentari alti", aggiunge Ghanem. "L'obiettivo del Vertice dell'alimentazione del 1996 di dimezzare il numero delle persone che soffrono la fame entro il 2015 richiede un forte impegno politico e finanziario di almeno 30 miliardi di dollari l'anno per l'agricoltura e per le misure di protezione sociale delle popolazioni povere". (segue) Red/ Chb

La stragrande maggioranza delle persone sottonutrite - 907 milioni - vive nei paesi in via di sviluppo, secondo i dati 2007 riportati nel rapporto. Di questi, il 65 per cento vive in soli 7 paesi: India, Cina, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh, Indonesia, Pakistan ed Etiopia. I progressi in questi paesi molto popolosi inciderebbero in modo significativo sulla riduzione globale del numero degli affamati. Popolazione numerosa e progressi relativamente lenti nella riduzione della fame fanno sì che circa due terzi di coloro che soffrono la fame vivano in Asia (583 milioni nel 2007). In compenso però alcuni paesi del sud-est asiatico, come la Thailandia ed il Vietnam, hanno fatto notevoli passi avanti verso il raggiungimento dell'obiettivo del Vertice dell'alimentazione, mentre Asia del sud ed Asia centrale hanno registrato una battuta d'arresto nella riduzione della fame.

Nell'Africa sub-sahariana una persona su tre - vale a dire circa 236 milioni nel 2007 - è cronicamente affamata, dato che rappresenta la proporzione più alta di persone sottonutrite sul totale della popolazione, fa notare il rapporto. Il grosso di questo aumento si è registrato in un singolo paese, la Repubblica Democratica del Congo, conseguenza della persistente situazione di conflitto, da 11 milioni il numero è lievitato a 43 milioni (nel 2003-05) portando la proporzione delle persone sottonutrite dal 29 al 76 per cento del totale.

Nell'insieme l'Africa sub-sahariana ha fatto qualche passo avanti nella riduzione della proporzione delle persone che soffrono la fame cronica passando dal 34 per cento del biennio 1995-97 al 30 per cento del biennio 2003-2005. Ghana, Congo, Nigeria, Mozambico e Malawi sono i paesi che hanno registrato la riduzione più marcata. Il Ghana è il solo paese che ha raggiunto sia l'obiettivo di riduzione del numero, stabilito dal Vertice dell'alimentazione, sia quello della diminuzione della proporzione, stabilito dagli Obiettivi di sviluppo del Millennio. La crescita della produzione agricola è stata senz'altro il fattore decisivo di questo successo.

La regione dell'America latina e Carabi era quella che nel 2007 aveva registrato i maggiori passi avanti nella riduzione della fame prima dell'impennata dei prezzi alimentari, che ha fatto salire il numero delle persone affamate a 51 milioni. I paesi del Vicino Oriente e del Nord Africa hanno in generale registrato bassi livelli di persone sottonutrite, ma conflitti (Afghanistan ed Iraq) e rialzo dei prezzi alimentari hanno fatto salire il numero dei sottonutriti dai 15 milioni del biennio 1990-92 a 37 milioni nel 2007.

Alcuni paesi erano sulla buona strada per il raggiungimento dell'obiettivo del Vertice prima che i prezzi alimentari schizzassero in alto, ma "perfino questi paesi hanno subito delle battute d'arresto e parte dei progressi fatti sono stati cancellati a causa dei prezzi alti. La crisi ha principalmente colpito i più poveri, i senza terra ed i nuclei familiari con donne capofamiglia", ha detto Ghanem. "Ci vorrà un enorme e risoluto impegno a livello globale ed azioni concrete per ridurre il numero di coloro che soffrono la fame cronica di 500 milioni entro il 2015". La situazione potrebbe ulteriormente deteriorarsi man mano che la crisi finanziaria colpirà le economie reali di nuovi paesi.

Una domanda ridotta nei paesi sviluppati minaccia i redditi dei paesi in via di sviluppo attraverso le esportazioni. Sono inoltre a rischio le rimesse di denaro, gli investimenti e tutti gli altri movimenti di capitale, compresi gli aiuti allo sviluppo. Le economie emergenti in particolare saranno quelle che subiranno gli effetti della stretta creditizia più a lungo, anche se la crisi dovesse essere di breve durata.

09 Dic 2008

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2008-12-09

 

 

 

 

 

 

 

 

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